Così funziona una delle leggi fondamentali della fisica. A fronte delle recenti “azioni” nell’Occidente – la crisi economica e la rampante islamofobia-, vi è un’inesorabile “reazione”, cosicchè gli eterni valori dell’Islam continuano a manifestarsi, nota Eric Walberg

Il Ramadan esemplifica il potere della chiamata spirituale dell’Islam. Il rigido digiuno è più una prova per la spiritualità, per la volontà, un segno di devozione, che un semplice espediente sanitario. Ed è proprio questo culto dello “spirito al di sopra della materia” che frustra i secolaristi occidentali, così abituati a ridurre ogni mania dei consumatori a un capriccio. Perché i musulmani sono così determinati nell’alimentare credenze e rituali antichi mentre decollano in direzione della società capitalista moderna?

Critiche secolari archiviano l’Islam come un dannoso, se non pericoloso, anacronismo. Perché interrompere cinque volte la giornata lavorativa di un uomo per pregare, rallentare l’intero ordine economico per un intero mese ogni anno, vietare l’alcool e gli interessi – i pilastri della società occidentale?

Il ricco e compiaciuto occidente secolare, dopo secoli di conquiste e dopo l’imposizione dei suoi domini coloniali e ora neocoloniali, si è ritrovato ora in un ossessionante vicolo cieco. Guerre, rivolte, dipendenza da droghe, corruzione, carestie, catastrofi ecologiche… C’è poco di cui rallegrarsi e non si trova una spiegazione coerente della situazione stagnante e del proseguimento che si prospetta. Dunque la pretesa che il mondo musulmano segua le orme dell’occidente sembra vana.

Per i non credenti, esistono leggi sociali che possono aiutare a capire il continuo rilievo dell’Islam. Una di queste è il detto di Mayer Rothschild: “Dammi il controllo del denaro di una nazione e non mi preoccuperò di chi ne fa le leggi”. L’altra è quello di Carl Clausewitz: “La guerra è la continuazione di una certa politica tramite altri mezzi”. Insieme, essi intendono sottolineare i problemi economici e politici che hanno portato alla crisi attuale. In sintesi, il dominio delle banche (in opposizione ai governi che rappresentano la volontà popolare) sul controllo della politica economica ha creato un mondo in cui la politica è asservita ai loro bisogni (interessi e profitti), e la politica che promuove gli interessi delle banche è – basta guardarsi attorno – fatta di guerra e speculazione (si legga: saccheggio e furto).

Questa è la “logica” base della società occidentale moderna, specialmente negli ultimi tre decenni, dopo lo smantellamento, lo screditamento, e bene o male l’assorbimento all’interno dell’ordine economico occidentale dell’alternativa al capitalismo, l’Unione Sovietica. Questo trionfo sul “nemico” ha sgombrato il campo al meccanismo Rothschild-Clausewitz. Si decanta la democrazia elettorale, ma questa è solo una banale facciata, poiché mentre l’opinione pubblica rifiuta ampiamente la guerra e l’egemonia dei banchieri, nessun partito politico è in grado di essere eletto per rappresentare questo volere popolare.

I credenti non hanno bisogno di spiegazioni sul perché o sul come dell’avanzata dell’Islam e del terribile vicolo cieco in cui si trova l’occidente. L’Islam promuove un ordine sociale in cui non vi siano usurai parziali che usano il loro monopolio finanziario per controllare l’economia e la politica, un ordine sociale in cui la pace (l’Islam) è il più grande successo della società, l’obiettivo di ogni “politica”, a cui tutti debbano sottomettersi. Se venisse presentata una scelta tra il caos attuale e la vera alternativa islamica, vi sono pochi dubbi che l’alternativa islamica sarebbe la scelta plebiscitaria della gente comune, sia in Europa che in America, nonostante il fatto che i musulmani rappresentino solo il 2-8 per cento della popolazione in occidente.
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Di certo questo ordine sociale è l’ideale. La storia dell’Islam ha attraversato alcuni periodi con governi retti e altri con governi tutt’altro che retti. Esso ha avuto inizio con vittorie militari e con la diffusione del Califfato dall’Atlantico al Pacifico. La maggioranza delle popolazioni conquistate decise di adottare questa religione efficiente, convertendosi dal politeismo, dal Buddismo, dal Cristianesimo e dall’Ebraismo, ma non, contrariamente ad un pregiudizio occidentale, “tramite la spada”. In tutti i vari ordini politici islamici, i Cristiani, gli Ebrei e gli altri hanno continuato a professare la propria fede, godendo di una pacifica coesistenza con i musulmani. Non c’è stato alcun periodo di conquista imperiale e di genocidio equivalente all’ordine imperiale occidentale in atto dal quindicesimo secolo ad oggi.

La marcia dell’Islam verso Ovest fu fermata dalla Spagna e alle porte di Bisanzio dall’imperatore Carlomagno nel nono secolo. La penisola iberica – Al-Andalus – fu la perla della civilizzazione islamica tra il 711 e il 1492, come provincia del Califfato degli Omayyadi, e in seguito del Califfato di Cordoba e dell’Emirato di Ganada.

Gli islamofobi ritraggono oggi l’Europa come in pericolo di una nuova conquista musulmana, e i politici e i mass media aizzano persone come il norvegese Anders Breivik, che invoca la pulizia etnica di tutti i musulmani dall’Europa, similmente a quando i conquistatori cristiani espulsero musulmani e ebrei in seguito alla Reconquista spagnola nel quindicesimo secolo. Ma si consideri per un momento l’eredità della Spagna moresca. Questo periodo ha visto Musulmani, Ebrei e Cristiani vivere in armonia, creando una società prosperosa, pacifica, in uno dei momenti più alti della Storia spagnola. Sotto il Califfato di Cordoba, Al-Andalus divenne un faro della cultura, e la città di Cordoba diventò uno dei centri culturali ed economici più importanti del bacino del Mediterraneo e del mondo islamico.

Come parte dell’Alleanza delle Civiltà, la Spagna sta riscoprendo oggi questa epoca aurea, avvenuta prima della riconquista cristiana della Spagna che ha visto torture, omicidi, conversioni forzate e espulsioni di musulmani e ebrei, e il genocidio di nativi americani in seguito alla “scoperta” del continente americano di Cristoforo Colombo. Mentre Al-Andalus è durata otto secoli, il periodo post-islamico della Spagna è durato solo sei secoli, e soffre la povertà se comparato all’età aurea islamica che l’ha preceduto.

Ciò è stato riconosciuto dall’attuale leader spagnolo, il Primo Ministro socialista Josè Luis Rodrìguez Zapatero, quando ha co-sponsorizzato l’Alleanza delle Civiltà insieme al Primo Ministro turco Recep Tayyip Erdogan nel 2005, come un modo per “creare un ponte sulla frattura” tra Occidente e Islam, tramite progetti per i giovani, educazione, media e migrazione. Si sono tenuti dei convegni a Madrid (2008), Istanbul (2009) e Rio de Janeiro (2010).

Data la corrente tirannia del denaro che caratterizza la civiltà occidentale, non è sorprendente che il tentativo di Zapatero/Erdogan di portare pace e comprensione tra le fedi in contatto in Spagna e nel Medio Oriente sia accolta con scherno e risentimento da Israele e dai suoi sostenitori nell’Occidente. Primatisti israeliani come Soeren Kern stravolgono le ottime mosse in direzione del dialogo tra Est e Ovest come una copertura per “le nazioni musulmane nel Golfo Persico e in Nord Africa che stanno contribuendo con grosse somme di denaro a gruppi in città e cittadine in Spagna”.

Eppure in Europa è in atto una dialettica più duratura. Nonostante gli sforzi energetici delle lobby israeliane di oscurare l’Islam, l’ondata repulsiva contro I’apartheid israeliana continua a crescere in Europa, e specialmente in Spagna. Ilan Pappe descrive come tutti gli ambasciatori israeliani in Europa sono più che lieti di terminare i loro mandati, accusando la propria inabilità di parlare nei campus e lamentandosi dell’atmosfera generalmente ostile in Europa in questi giorni. L’ambasciatore israeliano in Spagna, Raphael Schutz, ha appena terminato il suo mandato a Madrid, e in un articolo di opinione sull’edizione ebrea dell’Haaretz ha sommarizzato cioè che aveva appena terminato come una permanenza assai spiacevole, aggiungendo di essere stato vittima dell’antico antisemitismo locale, e ha comparato la situazione a quella dell’Inquisizione di cinque secoli fa.

In “Perché gli Spagnoli ci odiano” Schutz sostiene che il popolo spagnolo è anti-israeliano perché è antisemita nel subconscio, e ancor’oggi approva l’Inquisizione. Egli ignora il fatto che furono i Musulmani le vittime dell’Inquisizione, e che gli Ebrei combatterno e soffrirono fianco a fianco ai loro alleati musulmani quando gli invasori cristiani invasero la Spagna. Affermare che gli spagnoli che criticano Israele sono razzisti e motivati dalla bigotteria cristiana vecchia 500 anni piuttosto che dalle politiche criminali di Israele è solo un debole attentato alla hasbara (diplomazia pubblica) da parte di disperati diplomatici israeliani che hanno perso da molto tempo la battaglia morale in Europa.
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I Kern e gli Schutz sono supportati dalla vera Inquisizione di oggi, il Centro Nazionale di Intelligence (CNI), che ha pubblicato a luglio un rapporto in cui informava di decine di milioni di dollari in arrivo in Spagna dal Kuwait, dalla Libia, dal Marocco, dall’Oman, dal Qatar, dagli Emirati Arabi Uniti e dall’Arabia Saudita per supportare i musulmani, e in cui richiedeva uno stretto monitoraggio di questi fondi. Il resoconto del CNI suggeriva che questo denaro potesse essere usato per promuovere tribunali islamici, allontanare le ragazze dalle scuole, e incoraggiare matrimoni forzati. L’istantanea risposta del governo spagnolo è stato l’appello all’incanalazione di tutte le donazioni dagli stati del Golfo arabo attraverso una “Commissione Islamica di Spagna” controllata dal governo.

Mentre il CNI si occupa unicamente della necessità di monitorare i fondi, persone come Kern obiettano che tutto ciò fa parte di una cospirazione dei paesi musulmani per riprendere il controllo della Spagna. Egli accusa “gli EAU, insieme a Libia e Marocco”, che hanno contribuito alla costruzione della Grande Moschea di Granada. Come dice Abdel Haqq Salaberria, un portavoce della moschea, “ciò fungerà da punto focale per il risveglio dell’Islam in Europa. È un simbolo del ritorno all’Islam tra la gende spagnola e tra gli indigeni dell’Europa”. Ancor peggio per gli islamofobi, i musulmani a Cordoba stanno chiedendo al governo spagnolo di permettere loro il culto nella cattedrale principale, che originariamente era la Grande Moschea di Al-Andalus ed è oggi un Patrimonio Mondiale.

Soffermandosi sul finanziamento saudita alla costruzione dei Centri Culturali islamici e delle moschee a Madrid e altrove, Kern evoca lo spauracchio del Wahhabismo saudita, sostenendo che molti musulmani immigrati in Spagna siano poveri, e che il loro tenore di vita ed il basso livello d’istruzione li rendano suscettibili alla propaganda saudita, ignorando il fatto che l’Arabia Saudita è un vicino alleato degli USA, che il Wahhabismo è la branca più moderata dell’Islam, e che l’unico vero modo per migliorare la situazione della sicurezza è incrementare il tenore di vita e il livello di educazione dei poveri.

Nonostante questo gridare “Al lupo!”, sono in atto tentativi di reintegrare l’Islam nella fabbrica della cultura spagnola. Di recente il Marocco ha co-sponsorizzato un seminario a Barcellona intitolato “Valori musulmani ed europei”, spiegando che la costruzione di grandi moschee potrebbe essere “una valida formula” per combattere il fondamentalismo islamico in Spagna. Secondo Noureddine Ziani, un immam marocchino stabilitosi a Barcellona, “È più facile disseminare idee fondamentaliste in piccole moschee stabilite in garage, piuttosto che in grandi moschee che sono aperte a chiunque”. Usando questa logica molto ragionevole, la Spagna dovrebbe accogliere più fondi libici per le Grandi Moschee, piuttosto che partecipare all’impegno NATO per la distruzione dello stato libico e per la creazione di un campo fertile per il terrorismo.

Ziani ha anche affermato che i valori islamici sono compatibili con i valori europei e che la cosiddetta civilizzazione “giudeo-cristiana” occidentale è in realtà “islamico-cristiana”. Il costrutto culturale “eredità giudeo-cristiana” è entrato nella nostra lingua solo negli anni quaranta in reazione al Nazismo, ed è usata dall’elite imperiale nel suo “scontro tra civiltà” contro l’Islam. Un concetto utile per un impero in larga parte cristiano in cui le elite ebree hanno un ruolo dominante, ma che è rifiutato dagli studiosi seri, sia cristiani che ebrei. Lo studioso del Talmud Jacob Neusner lo chiama “un mito secolare promosso da persone che a loro volta non ci credono davvero”. Non solo Ziani, ma anche studiosi americani come Richard Bulliet sono a favore dell’uso di “islamico-cristiana” per caratterizzare la civiltà occidentale.

La Spagna ha subito numerosi attacchi terroristici a ridosso dell’11 settembre, in particolare le bombe dell’11 marzo 2004 a Madrid, ma non è mai stata presentata alcuna prova che suggerisse che Al-Qaeda o i musulmani ne fossero gli artefici. Molti osservatori hanno individuato i Baschi e altri movimenti indipendentisti come i colpevoli, o addirittura la stessa polizia spagnola come parte di un’operazione sotto falsa bandiera. La realtà della Spagna oggi è che non esiste alcuna minaccia esterna dall’Islam, ma al contrario un disagio domestico dovuto alla crisi economica e alla paralisi politica.

Questa fosca situazione ha spinto i giovani aventi diritto a boicottare le elezioni in Spagna a maggio e –ironicamente—a emulare i loro eroi, principalmente musulmani, della Primavera Araba costruendo tendopoli per protestare contro la mancanza di una democrazia effettiva. Come i rivoluzionari egiziani hanno preso in prestito le loro tecniche dalla controparte occidentale per abbattere i loro padroni, così gli Spagnoli li stanno imitando a loro volta –una vera Alleanza di Civiltà. Giovani europei, statunitensi e canadesi sono allo stesso modo impressionati dalla perseveranza e dalla risoluzione dei Palestinesi contro Israele e i suoi sostenitori, un’inquisizione giudaico-cristiana del ventunesimo secolo che perseguita i musulmani, non solo in Palestina, ma nella cosiddetta Eurabia e in Nord America.

Gli islamofobi plasmano la verità a proprio favore, attaccando l’Alleanza delle Civiltà come un “ponte a senso unico” che mina dalle fondamenta la società europea. Ma le relazioni dell’Occidente con il mondo arabo mostrano esattamente l’opposto –l’Occidente ha invaso e continua a cercare di plasmare il mondo musulmano per adattarlo ai requisiti del capitalismo. Tenere conto del fatto che i Musulmani si reggano con decisione alle proprie credenze e tradizioni costituisce un importante contributo alla ricerca di una via di uscita per un mondo tormentato dalla crisi.

Le rivolte in Gran Bretagna provano che i Musulmani sono un beneficio per la società europea, dal momento che sono intrinsecamente pacifici e ubbidienti. I Musulmani della East London Mosque e l’Islamic Forum Europe hanno giocato un ruolo importante nell’aiutare a combattere i saccheggi e a preservare la salute pubblica. Tre musulmani sono morti a Birmingham mentre difendevano negozi dai saccheggiatori, benchè dai media furono semplicemente chiamati asiatici. “Quando accusati di terrorismo siamo musulmani, quando veniamo uccisi da saccheggiatori diventiamo asiatici”, ha detto con amarezza uno studente musulmano ad Al-Jazeerah.

Piuttosto che lo “scontro tra civiltà” evocato dagli islamofobi, coloro che vorrebbero una giustizia sociale ed economica possono trovare ispirazione nelle eterne verità dell’Islam, guardando all’eredità –passata e presente—islamico-cristiana propria dell’Europa per scoprire un’alleanza di civiltà che rifiuta la guerra, il furto, la degenerazione morale e il razzismo. Questa è la lezione che il Ramadan offre all’Occidente oggi.

Traduzione di Alessandro Parodi

http://www.eurasia-rivista.org/islam-e-europa-una-reazione-uguale-e-contraria/10935/

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Canadian Eric Walberg is known worldwide as a journalist specializing in the Middle East, Central Asia and Russia. A graduate of University of Toronto and Cambridge in economics, he has been writing on East-West relations since the 1980s.

He has lived in both the Soviet Union and Russia, and then Uzbekistan, as a UN adviser, writer, translator and lecturer. Presently a writer for the foremost Cairo newspaper, Al Ahram, he is also a regular contributor to Counterpunch, Dissident Voice, Global Research, Al-Jazeerah and Turkish Weekly, and is a commentator on Voice of the Cape radio.

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