La presenza di Medvedev a Lisbona è stata più una esibizione dell’importanza della Russia che di sottomissione all’Alleanza euro-atlantica.

I risultati del vertice della NATO sono stati tanto prevedibili come un congresso del Partito Comunista Sovietico, con la parola “pace” rimpiazzata con quella di “guerra”.

L’adozione subordinata della NATO dell’agenda degli Stati Uniti rispetto alla difesa missilistica, agli armamenti nucleari e il suo nuovo ruolo di poliziotto del mondo non hanno destato la sorpresa di nessuno.
 
Nessuna parola con riferimento alle Nazioni Unite o sul mantenimento della pace.
 
Per deferenza verso la Russia, la sola menzione dell’espansione orientale della NATO ha riguardato la “partnership” continuata con le ex repubbliche sovietiche Ucraina e Georgia.
 
Inoltre, all’Indonesia, Malaysia, Australia, Nuova Zelanda e Giappone è stato proposto uno status speciale. La nuova Dottrina Strategica, sostituendo il più modesto modello eurocentrico del 1999, in buona sostanza ha riaffermato il controllo statunitense sulla politica estera di quelli che Zbigniew Brzezinski ha definito come i loro “stati vassalli”.

Tuttavia ci sono state alcune increspature.
 
Il nuovo ministro della difesa della Francia, Alain Juppé, ha dichiarato senza mezzi termini che il conflitto afgano era una “trappola” per la NATO e raccomandava per una “exit strategy”, e questo veniva affermato anche dal Capo delle Forze Armate britanniche, Sir David Richards, che riteneva come “ora la NATO ha bisogno di modellarsi un ruolo per 30 o 40 anni.”
 
Continua la controversia europea sulla reiterata presenza di bombe atomiche in Europa, contrarietà manifestata dalla Francia, ancora orgogliosa della sua force de frappe, e dalla Germania, che durante la Guerra Fredda si è sempre opposta alla presenza di tali balocchi nucleari segreti.

Ma è stato fatto buon viso ai disaccordi e il vertice è stato tutto un susseguirsi di sorrisi, di foto di personaggi di primo piano e di apparizioni televisive, almeno al centro della scena.
 
In sede marginale, il Presidente russo Dmitri Medvedev comunicava ad un cordialissimo Presidente degli Stati Uniti Obama Barack di essere pronto a cooperare alla realizzazione dello scudo missilistico, ma solo nell’ambito di “una matura partnership strategica tra la Russia e la NATO”, e il Presidente  dell’Afghanistan Hamid Karzai dichiarava ad un molto meno cordiale, anzi gelido, Obama che le operazioni militari e i raid notturni che infliggono tanto pesanti perdite civili avrebbero dovuto essere ridimensionate. 

Grazie all’integrazione della NATO nella struttura di comando globale del Pentagono, è possibile affermare che attualmente, e in via ufficiale, gli Stati Uniti esercitano il loro controllo sul mondo. La NATO, mediante la sua “Iniziativa di Istanbul”, cerca di militarizzare il “Dialogo Mediterraneo” e il “Consiglio per la Cooperazione nel Golfo”, con la copetrtura completa del Medio Oriente, incluso Israele.
[N.d.tr.: Il “Dialogo Mediterraneo” comprende la NATO e sette paesi dell’Africa e del Medio Oriente: Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Mauritania, Marocco e Tunisia.


L’“Iniziativa per la Cooperazione” di Istanbul del 2004 mira a promuovere i partner del Dialogo Mediterraneo allo stesso livello degli associati al programma della NATO “Partnership for Peace”, che ha predisposto 12 nazioni dell’Europa orientale a diventare membri di diritto dal 1999: Albania, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia.
Inoltre, questa “Iniziativa” cerca di associare i sei membri del “Consiglio per la Cooperazione nel Golfo” - Bahrein, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti – come partner militari della NATO.
La Giordania e gli Emirati Arabi Uniti sono già ufficialmente Nazioni Contribuenti di Truppe (TCN) per la Forza di Assistenza e Sicurezza Internazionale (ISAF) della NATO in Afghanistan, così come lo sono membri del programma “Partnership for Peace”, la Georgia e l’Ucraina per l’area ex sovietica, e la Bosnia, la Macedonia e il Montenegro nella regione dei Balcani.]

Anche in Africa, solo Eritrea, Libia, Sudan e lo Zimbabwe non hanno (ancora) rapporti con USAFRICOM, il Comando Militare statunitense per l’Africa. 
 
Comunque, dalle due importanti zone “fuori campo” in cui la NATO gioca un ruolo poliziesco - Kosovo ed Afghanistan – non arrivano segnali incoraggianti, e nemmeno sono incoraggianti gli sforzi del Pentagono in Iraq.
 
Più grande diventa la NATO, e più lontano si esercita l’intervento delle forze armate degli Stati Uniti, più la loro azione diventa lenta, impacciata e costosa. Come fanno i soldati della Malaysia in Afghanistan a comunicare con quelli dell’Albania? Come musulmani, possano conoscere le loro preghiere in arabo, ma solo per averle imparate a memoria, meccanicamente. E possono essere affidabili per ammazzare i loro fratelli afgani?

Ciò che realmente pensano gli strateghi russi della “nuova” dottrina di NATO è difficile da esprimere. La preferenza per rapporti più stretti con l’Occidente professata dall’atlantista Medvedev e dalle élite russe che lui rappresenta differisce marcatamente dal suo predecessore Putin. Nonostante le rassicurazioni di Medvedev, la sua apparizione alla conferenza della NATO ha fatto poco per dissipare la confusione rispetto al rapporto della Russia con la NATO. La sua offerta di collaborazione alla rete di difesa missilistica non corrisponde a ciò che gli Stati Uniti hanno in mente. Medvedev ha affermato alla riunione che la Russia non entrerà a far parte della difesa missilistica della NATO come un “pezzo di arredamento”.
 
Un importante diplomatico russo ha dichiarato a Kommersant: “Sì, noi difenderemo i paesi ad ovest della Russia. Allo stesso modo, la NATO deve impegnarsi ad assumere le medesime responsabilità nei nostri confronti - ogni missile che vola attraversando i cieli di Europa diretto contro di noi deve essere abbattuto dalle forze usamericane o della NATO!”

Nonostante la sua apparente debolezza, la Russia proietta ancora la più grande ombra sull’Alleanza. Vi sono indici di una significativa cooperazione nel Piano di Azione del Consiglio Russia-NATO, come descritto dal Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. La Flotta del Mar Nero della Russia sta partecipando nel Mar Mediterraneo all’operazione antiterrorismo della NATO “Active Endeavour” e sta combattendo la pirateria al largo delle coste della Somalia.

Piuttosto di una chimerica difesa missilistica, Lavrov ha attirato l’attenzione su un comune sistema radar, quasi messo a punto lungo i confini occidentali della Russia, “per impedire sequestri e dirottamenti di aeroplani da parte di terroristi” e per fornire assistenza continua “nel corso di alluvioni, incendi e disastri prodotti dall’uomo”.
 
Comunque, Lavrov ha dichiarato che esistono “problemi internazionali, per cui noi dobbiamo guardarci negli occhi”, che in qualsivoglia sistema di difesa missilistica non ci devono essere “azioni che possano ledere i legittimi interessi che riguardano gli uni e gli altri.”
 
Inoltre, egli si è dimostrato molto interessato rispetto alla riduzione delle forze convenzionali in Europa e per “una sistematica discussione sulla limitazione delle forze armate”. La NATO “deve avere come guida la Carta delle Nazioni Unite e il diritto internazionale, specialmente quando si tratta del possibile uso della forza nelle controversie internazionali.”

Naturalmente questo fa intendere che, al presente, le politiche della NATO impressionano negativamente la Russia, e che la NATO e gli Stati Uniti stanno operando al di fuori del diritto internazionale.

Molto probabilmente, più significativo dell’aria fritta emessa a Lisbona è stato l’incontro faccia-a-faccia trilaterale fra Medvedev, il Presidente francese Nicolas Sarkozy e la Cancelliera tedesca Angela Merkel, un mini vertice tenutosi a Deauville un mese prima, il 18-19 ottobre, in cui veniva raccomandato all’Unione Europea di avviare una “partnership di modernizzazione” con la Russia, di istituire un’area economica supportata da “principi di sicurezza comune”, con libertà di movimento senza passaporto e in uno spirito di cooperazione sulla sicurezza dell’Europa.


Gli Stati Uniti non venivano volutamente citati, sebbene i problemi di sicurezza coinvolgessero “l’area euro-atlantica e la zona eurasiatica”, un mezzo passo verso la proposta messa in campo nel 2008 da parte di Medvedev per un nuovo Trattato di Sicurezza Europea.
 
Nonostante la devozione professata dai leader francesi e tedeschi nei confronti degli Stati Uniti e malgrado la guerra in Afghanistan, questa evidente apertura alla Russia da parte dei membri più importanti dell’Unione Europea è la manifestazione di una logica geopolitica espressa nel momento in cui gli Stati Uniti sono in difficoltà al lavoro e la Russia arriva a maturazione come partner euroasiatico inevitabile e sempre più preferenziale.
 
È la Russia che fornisce all’Europa l’accesso a un mercato ampio e alle fonti di materie prime – una porta di ingresso pacifico per tutto il continente. Questo contrasta con la marcia forzata degli USA/NATO a partire dal ventre molle dell’Eurasia, con la creazione di nemici dal Medio Oriente, attraverso l’Iran fino alla Cina.
 
Lo stato saccheggiatore rappresentato dalla Gran Bretagna è stato volutamente lasciato fuori dal vertice di Deauville. Perfino allo stato più atlantista, la Russia sta imponendo una nuova configurazione, senza l’impero anglo-americano al centro.
 
Sia la lotta di potere all’interno dell’élite politica russa, che gli avvenimenti sul campo che si stanno sviluppando in Afghanistan e a Washington, dove lo START probabilmente non sarà ratificato dal Senato, determineranno l’andamento delle relazioni fra Stati Uniti, Europa e Russia, e se gli appelli a Putin di candidarsi alla presidenza nel 2012 avranno come risultato un ritorno della strategia geopolitica della Russia verso una direzione eurasiatica, che si era tenuta prima di Medvedev.
 
La cancellazione improvvisa da parte di Medvedev dell’accordo con l’Iran per la fornitura dei missili S-300 non è stata gradita a molti; questo “mina il prestigio della Russia e corrode la sua sicurezza, rendendo il mondo meno protetto per ognuno di noi. Al momento, il mondo islamico ha motivo di ritenere che Mosca è passata nel campo dei nemici dell’Islam,” ha messo in guardia l’ex Capo degli stati maggiori riuniti della Russia, generale Leonid Ivashov.
 
Al summit, il ministro degli Esteri della Turchia, Ahmet Davutoglu, prendendo lo spunto dalle parole di Lavrov e Ivashov, ha insistito che qualsiasi scudo di difesa antimissile dovrebbe proteggere i membri della NATO da minacce reali, che tradotto in turco vale a dire “proteggere i membri della NATO da Israele, non dall’Iran.”
 
Egli raccomandava per una zona libera da armi atomiche, con un’estensione dall’Iran ad Israele. Davutoglu si sarebbe sentito più a suo agio all’esterno del vertice, insieme ai membri del blocco “No alla Guerra - No alla NATO”, che continuano la loro tradizione di utilizzare i summit della NATO come piattaforme della protesta contro la guerra e il militarismo.
 
Gli appartenenti a questa Alleanza avevano installato una Piazza della Pace e hanno tenuto un contro-vertice e un’Assemblea internazionale contro la guerra, suggerendo la loro Dottrina Strategica per la NATO – l’eutanasia!

Original: Russia and NATO: ‘Not a piece of furniture’  Translated by  Curzio Bettio

http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=2949

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Canadian Eric Walberg is known worldwide as a journalist specializing in the Middle East, Central Asia and Russia. A graduate of University of Toronto and Cambridge in economics, he has been writing on East-West relations since the 1980s.

He has lived in both the Soviet Union and Russia, and then Uzbekistan, as a UN adviser, writer, translator and lecturer. Presently a writer for the foremost Cairo newspaper, Al Ahram, he is also a regular contributor to Counterpunch, Dissident Voice, Global Research, Al-Jazeerah and Turkish Weekly, and is a commentator on Voice of the Cape radio.

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